per contatti mail: gruppoanarchicocarpi@inventati.org
libera@libera-unidea.org
famigliabresci@autistici.org
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in questo momento di grave crisi economica e ambientale potrebbe tornare utile riscoprire l’autoproduzione di generi alimentari.
coltivandosi anche solo un piccolo pezzo di terra o una fioriera, oltre a riscoprire profumi e sapori, si produrranno ortaggi bio a km 0 e a prezzo molto basso (se ci autoproduciamo i semi la spesa si azzera) combattendo l’effetto serra e le catene del consumismo.
questo calendario è basato sull’agricoltura come ci siamo abituati a vederla(terreni arati, potature,concimazioni ecc.) per chi fosse interessato ad un’agricoltura più naturale può cercare su internet o in libreria le tecniche di Fukuoka.
Fare un calendario non è semplice, non è detto che vada bene per tutti e per tutte le zone della penisola: ma si sa …, niente è perfetto! comunque buon appetito!
Gennaio
Semina (con Luna crescente) In semenzaio riscaldato: basilico, melanzana, peperone, pomodoro. A dimora in coltura protetta (ma solo se non si verificano periodi molto freddi): ravanello, rucola, agretto. Semina (con Luna calante) In semenzaio riscaldato: lattuga cappuccio. A dimora in coltura protetta: lattuga da taglio, radicchio, da taglio e da cogliere, valerianella. Lavori (con Luna calante) Preparazione del terreno: se asciutto spargere concime ricco di azoto. Preparare il terreno per gli impianti di fragola, concimare e sarchiare la carciofaia e l’asparagiaia. Interrare facelia, senape, spinacio e altre specie per la concimazione verde.
Febbraio
Semine (con Luna crescente) Nelle zone costiere del centro-sud seminare all’aperto: agretto, barbabietole, carote, fagioli, fave, lattuga cappuccio, piselli, prezzemolo, rape, ravanelli, rucola, senape. Queste stesse specie possono essere seminate anche nelle zone di pianura più interne (zone appenniniche escluse) dell’Italia Centromeridionale, ma solo in aiuole ben riparate e dove ci sia la possibilità di predisporre teloni di pvc per proteggere le piantine da improvvisi abbassamenti della temperatura. In cultura protetta e in vasetti di torba seminare: anguria, basilico, cetrioli, lavanda, melanzane, meloni, peperone, pomodoro, santoreggia, timo, zucchino. Semine(con Luna calante) Nelle zone costiere del centro-sud seminare all’aperto: aglio, bietole a coste, cavolo cappuccio, cicoria da taglio, cipolle, lattuga da taglio, scalogno, topinambur, valerianella. Queste stesse specie possono essere seminate anche nelle zone di pianura più interne (zone appenniniche escluse) dell’Italia Centromeridionale, ma solo in aiuole ben riparate e dove ci sia la possibilità di predisporre teloni di pvc per proteggere le piantine da improvvisi abbassamenti della temperatura. In cultura protetta e in vasetti di torba seminare il sedano. Lavori (con Luna calante) Preparazione del terreno: se asciutto lavorazione profonda. Coprire l’aiuola di fragole con film plastico per accelerare la fioritura. Seminare crescione, favino, spinacio e senape per la concimazione verde. Eseguire la concimazione di fondo con compost o altro concime organico. A fine mese mettere a pregerminare in ambiente caldo i tuberi di patata.
Marzo
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: aglio, bietola da coste, cipolla bianca, lattuga da taglio, patata, radicchio da taglio, spinacio, topinambur, valerianella. In semenzaio all’aperto: cavolo cappuccio, cipolla colorata, lattuga cappuccio. In serra: indivia riccia e sedano. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: acetosa, bietola da orto, carota, pisello, prezzemolo, ravanello, santoreggia. In semenzaio in serra: anguria, basilico, cetriolo, melanzane, melone, peperone, pomodoro, zucca e zucchina. A dimora in serra: fagiolo nano, fagiolino. Trapianti (luna crescente) All’aperto: asparago, cavolo cappuccio, lattuga cappuccio In serra (seconda metà del mese): anguria, basilico, cetriolo, melanzane, melone, peperone, pomodoro, zucca e zucchina. Concimazione (luna calante) Rivoltare i cumuli di compost e prepararne di nuovi. Seminare il sovescio e interrare il trifoglio incarnato. Lavori (luna calante) Preparare le aiuole per le semine e trapianti. Ripulire le aiuole delle fragole ed eventualmente rinnovare la pacciamatura.
Aprile
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: agretto, bietola da coste, cipolla colorata, lattuga da taglio, spinacio. In semenzaio all’aperto: cavolo cappuccio, tetragonia, indivia riccia, lattuga, bietola da coste, lattuga cappuccio, porro, scarola, sedano. In serra, ma solo nelle zone più fredde del centro-nord: agretto, bietola da coste, cavolo cappuccio, lattuga, indivia riccia. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: anguria, basilico, bietola da orto, cardo, carota, cetriolo, coriandolo, fagiolo, fagiolino, fava, melone, peperone, pisello, melanzana, pomodoro, prezzemolo, ramolaccio, ravanello, rucola, scorzanera, zucca e zucchina. In semenzaio all’aperto: basilico, pomodoro, melanzana, cetriolo In serra, ma solo nelle zone più fredde del centro-nord: acetosa, basilico, cetriolo, anguria, melanzana, melone, peperone, pomodoro, zucca e zucchina. Trapianti (luna crescente) In dimora all’aperto: anguria, basilico, bietola da orto, cardo, cetriolo, coriandolo, fagiolo, fagiolino, fava, melone, peperone, melanzana, pomodoro, ramolaccio, scorzanera, zucca, zucchina, cavolo cappuccio, tetragonia, indivia riccia, lattuga, bietola da coste, lattuga cappuccio, porro, scarola, sedano. Lavori (luna calante) Vangare le aiuole per le semine e trapianti. Rincalzare le patate, mettere i tutori a pomodori, piselli e fagiolini rampicanti.
Maggio.
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: agretto, bietola da coste, cipolla colorata, finocchio, lattuga da taglio, spinacio. In semenzaio all’aperto: cavolo cappuccio (varietà: autunnale precoce e autunno-invernale tardivo), lattuga (varietà: a cappuccio estiva e romana), bietola da coste, lattuga cappuccio, porro, radicchio di Chioggia, scarola, sedano. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: anguria, basilico, bietola da orto, cardo, carota, cetriolo, coriandolo, fagiolo, fagiolino, fava, melone, peperone, pisello, melanzana, pomodoro, prezzemolo, ramolaccio, ravanello, rucola, scorzanera, zucca e zucchina. In semenzaio all’aperto: basilico, cavolfiore, cetriolo. Trapianti (luna crescente) In dimora all’aperto: anguria, basilico, bietola da orto, cardo, cavolo cappuccio estivo-autunnale, indivia riccia, cetriolo, coriandolo, fagiolo, fagiolino, fava, melone, peperone, melanzana, pomodoro, ramolaccio, scorzanera, zucca, zucchina, cavolo cappuccio, tetragonia, indivia riccia, lattuga, bietola da coste, lattuga cappuccio, porro, scarola, sedano. Lavori (luna calante) Rincalzare le patate, mettere i tutori a pomodori, piselli e fagiolini rampicanti. Interrare la senape ed altri eventuali sovesci.
Giugno.
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: agretto, bietola da coste, finocchio, lattuga da taglio. In semenzaio all’aperto: cavolo cappuccio (varietà: autunnale-precoce e autunno-invernale tardivo), cavolo verza, indivia riccia, lattuga (varietà: a cappuccio estiva e romana), bietola da coste, porro, radicchio di Chioggia, scarola, sedano. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: basilico, bietola da orto, cardo, carota, fagiolo, fagiolino, prezzemolo, ravanello, rucola e zucchina. In semenzaio all’aperto: cavolfiore. Trapianti (luna crescente) A dimora all’aperto: basilico, bietola da orto, cardo, cavolo cappuccio estivo-autunnale, indivia riccia, lattuga, scarola, sedano, fagiolo, fagiolino, pomodoro tardivo, zucchina, porro, scarola, sedano. Lavori (luna calante) Rincalzare le patate, mettere i tutori a pomodori, piselli e fagiolini rampicanti. Interrare la senape ed altri eventuali sovesci.
Luglio
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: finocchio, radicchio . In semenzaio all’aperto: cavolo cappuccio (varietà: autunnale e invernale precoce), cicoria catalogna, indivia riccia, lattuga (varietà: cappuccio estivo-autunnale e romana estivo-autunnale), porro, radicchio (varietà: di Castelfranco, di Chioggia tardivo, di Treviso precoce, di Verona e Pan di zucchero), scarola. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: bietola da orto, , fagiolo nano, fagiolino nano, prezzemolo, ravanello, rucola e zucchina. In semenzaio all’aperto: cavolfiore Trapianti (luna crescente) A dimora all’aperto: cavolo cappuccio autunnale-invernale tardivo, cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo verza, cavoli di Bruxelles, indivia riccia, lattuga (varietà: cappuccio estiva, romana estiva), radicchio di Chioggia precoce, scarola, porro, sedano. Lavori (luna calante) Cimare il pomodoro e asportare le femminelle. Cimare anche cetriolo, melone, zucca e anguria. Legare le piante di pomodoro e peperone ai tutori. Pacciamare le aiuole e i filari per ridurre l’evaporazione dell’acqua e frenare lo sviluppo delle infestanti.
Agosto
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: bietola da orto, radicchio di Treviso (varietà: precoce, medio-precoce e tardivo) finocchio precoce (per le semine di inizio agosto) e finocchio a raccolta autunnale (per le semine di fine mese). In semenzaio all’aperto: cavolo nero, cavolo cappuccio (varietà: autunnale e invernale precoce), cavolo verza, cavolo di Bruxelles, cicoria catalogna, indivia riccia, lattuga (varietà: cappuccio estivo-autunnale e romana estivo-autunnale), porro, radicchio (varietà: di Castelfranco, di Verona Chioggia tardivo, di Treviso precoce e Pan di zucchero), scarola. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: bietola da orto, carota, cavolo rapa, fagiolo nano, fagiolino nano, prezzemolo, ravanello, rucola e zucchina. In semenzaio all’aperto: cavolfiore Trapianti (luna crescente) All’aperto: cavolo cappuccio autunnale-invernale tardivo, cavolfiore, cavolo broccolo, cavoli di Bruxelles, indivia riccia, lattuga (varietà: cappuccio estiva, romana estiva), radicchio di Chioggia precoce, scarola, sedano. Trapianti (luna calante) All’aperto: porro Lavori (luna calante) Cimare il pomodoro e asportare le femminelle. Cimare anche cetriolo, melone e anguria. Pacciamare le aiuole e i filari per ridurre l’evaporazione dell’acqua e frenare lo sviluppo delle infestanti. Interrare la senape per la concimazione verde.
Settembre
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: cavolo verza, lattuga da taglio, indivia, radicchio (varietà da taglio e da cogliere), spinacio, valerianella. In semenzaio all’aperto: cipolla bianca. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: prezzemolo, ravanello. In semenzaio all’aperto: carota, cavolo rapa, bietola. Trapianti (luna crescente) All’aperto: cicoria catalogna, finocchio, fragola, radicchio (var. di Chioggia, tardivo di Treviso, di Verona, Pan di zucchero). Trapianti (luna calante) All’aperto: porro primaverile. Riproduzione (luna crescente) Preparare le talee di maggiorana, rosmarino, salvia, timo. Moltiplicare per divisione dei ceppi: erba cipollina, estragone, origano, melissa. Lavori (luna calante) Rincalzare carciofaia, finocchio, sedano, porro, scarola, radicchio di Treviso. Seminare le piante da sovescio e interrare facelia e senape. Preparare i nuovi cumuli di compost.
Ottobre
Semine (luna calante) A dimora all’aperto: fagiolo, fava, lattuga da taglio, lattuga da cogliere, pisello, spinacio, valerianella In semenzaio protetto: cicorie da taglio, cipolle invernali, lattughe da taglio, lattughe a cappuccio, porri. Semine (luna crescente) A dimora all’aperto: ravanello e cerfoglio. Trapianti (luna crescente) All’aperto: aglio, cipolla Aromatiche (luna calante) Prelevare e interrare le talee o gli stoloni di: lavanda, maggiorana, menta, rosmarino, salvia, timo. Moltiplicare per divisione dei ceppi: erba cipollina, estragone, origano, melissa. Mettere a dimora le talee radicate o le piantine di issopo e salvia. Lavori (luna calante) Distribuire letame o compost nelle aiuole destinate ad ospitare le nuove semine e trapianti. Sistemare le asparagiaie. Installare le protezioni per prolungare il raccolto di: basilico, cardo, insalate, melanzane, pomodori, peperoni, prezzemolo, sedano e zucchini. Rincalzare i porri.
Novembre
Semine (luna calante) A dimora, in serra: agretto, lattuga da taglio, pisello, radicchio da taglio, rucola, spinacio, valerianella. A dimora all’aperto: pisello primaverile (solo nelle zone a clima mite). Semine (luna crescente) A dimora in serra: ravanello. Trapianti (luna calante) All’aperto: aglio, cipolla. Sempre all’aperto, ma solo nelle zone a clima mite: carciofo, cavolfiori, cavoli, cime di rape, cipolla, fava, finocchio, porro, scarola, spinaci. Lavori (luna calante) Rincalzare la carciofaia, scalzare l’asparago, imbianchire cardo e porro, legare i cespi di indivia riccia. Seminare le piante da sovescio (veccia e miscuglio di cereali) e interrare facelia e senape. Realizzare le concimazioni di fondo. Se il terreno è ben asciutto effettuare le lavorazioni per le piantagioni primaverili.
Dicembre
Semine (luna calante) A dimora, in serra: agretto, lattuga da taglio, radicchio da taglio, spinacio, valerianella. Semine (luna crescente) A dimora in serra (solo se non si prevedono periodi molto freddi): ravanello. Lavori (luna calante) Interrare le piante da sovescio (facelia e senape). Eseguire le concimazioni di fondo. Se non è gelato preparare il terreno per le colture primaverili. Lavorare i terreni argillosi per favorire l’azione strutturante del gelo-disgelo.
– Una storia di ordinaria ingiustizia, che divenne qualcosa di più grande e simbolico. Come lo stesso Bartolomeo Vanzetti comprese, quando rivolgendosi alla giuria che lo condannò alla pena di morte, disse: «Mai vivendo l’intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini». Il destino dei due anarchici italiani, capri espiatori di un’ondata repressiva lanciata dal presidente Woodrow Wilson contro la «sovversione», non solo smosse le coscienze degli uomini dell’epoca, ma come un fantasma continuò ad agitare l’America per decenni. Finché nel 1977, cinquant’anni dopo la loro morte, il governatore del Massachusetts Michael Dukakis riconobbe in un documento ufficiale gli errori commessi nel processo e riabilitò completamente la memoria di Sacco e Vanzetti.
NICK E BART – Bartolomeo Vanzetti, «Tumlin» per gli amici, nacque nel 1888 a Villafalletto nel Cuneese (che ieri ha commemorato Vanzetti nel cimitero del paese), figlio di un agricoltore. A vent’anni entra in contatto con le idee socialiste e, dopo la morte della madre Giovanna, decide di partire per l’America, miraggio di una vita migliore per gli italiani dei primi del Novecento. Stabilitosi nel Massachusets, milita in gruppi anarchici e nel 1917, per sfuggire all’arruolamento, si trasferisce in Messico. È qui che stringe amicizia con Nicola Sacco, pugliese, classe 1891. Da allora, Nick e Bart diventano inseparabili e frequentano i circoli anarchici.
L’ARRESTO – Il 5 maggio 1920 Nick e Bart, come li chiamavano in America, vengono arrestati perché nei loro cappotti nascondevano volantini anarchici e alcune armi. Tre giorni, i due vengono accusati anche di una rapina avvenuta a South Baintree, un sobborgo di Boston, poche settimane prima del loro arresto, in cui erano stati uccisi a colpi di pistola due uomini, il cassiere della ditta – il calzaturificio «Slater and Morrill» – e una guardia giurata.
LA CONDANNA – Dopo tre processi, i due italiani vengono condannati a morte nel 1921 nonostante contro di loro non ci sia nessuna prova certa, ma addirittura la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros che ammette di aver preso parte alla rapina e di non aver mai visto Sacco e Vanzetti. E a nulla valsero neppure la mobilitazione della stampa, la creazione di comitati per la liberazione degli innocenti e gli appelli più volte lanciati dall’Italia e da tutto il mondo
CANZONI E FILM – Assassini per l’America, martiri per l’Europa, Sacco e Vanzetti sono stati celebrati da cantanti e registi. Nel 1946-47 (ma uscì nel ’64), Woody Guthrie, il più famoso folksinger americano, pubblicò «Ballads of Sacco e Vanzetti», un lp in cui celebrava il ricordo dei due italiani, simbolo dell’ingiustizia. Anche il cinema ha ricordato la loro storia con un film italo-francese di Giuliano Montaldo del 1971. Due indimenticabili Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla vestono i panni dei loro corregionali Vanzetti e Sacco, protagonisti di una pellicola divenuta presto un cult grazie anche alla colonna sonora musicata da Ennio Morricone e interpretata da Joan Baez, autrice dei testi. «Voi restate nella nostra memoria con la vostra agonia che diventa vittoria»: sono le parole di «Here’s to you» che, insieme alla «Ballata per Sacco e Vanzetti», è entrata nel repertorio internazionale della canzone d’autore sollevando le coscienze negli Usa su un caso da molti dimenticato.
.. FORSE PREFERIVO LA FRUSTA..
Ci dicono che c’è il benessere, ci riempiono di immagini e parole che raccontano di chi sta peggio, mangiamo 2, 3, 4 volte al giorno e ci spostiamo velocemente dal mare alla montagna; insomma non ci dovrebbe mancare proprio nulla, nulla di cui potersi lamentare.
Eppure, guardandomi intorno, guardando il telegiornale o chi cammina per strada, non mi sembra..
Immagino che chi sta bene non vede nel proprio vicino il peggior nemico, non si compiace di aver fregato un suo simile, non gode nell’ esercitare potere su qualcuno eppure, tutto questo accade continuamente.
La Dignità! Ecco cosa manca, ecco cosa ci è precluso da questa società dell’ abbondanza fino allo spreco.
Allora mi chiedo come si potrebbe riconquistare la Dignità e mi chiedo da dove si “attinge” Dignità..
La Dignità, penso, si ottenga solo vedendo i propri reali bisogni assecondati, e proprio qui, nella nostra società, la soddisfazione dei bisogni è fra le cose, una delle principali, che non devono esistere; senza bisogni non si spende, senza bisogni non ci si sottomette, senza bisogni non si va in guerra e non si considera la Vita una guerra, senza bisogni non si provano odio e paura, non si compete né si obbedisce: senza bisogni si vive!
La Dignità quindi è un problema per chi ci vuole sudditi, ed allora: mode in continuo cambiamento, lavatrici, lavastoviglie, telefono e macchina veloce per correre da una città all’altra sempre più uguali fra loro, l’apparenza o l’emarginazione, vacanze esotiche costate un anno di incolonnamenti, insomma tanta, tanta pubblicità!
Tutto ci deve apparire necessario, un reale bisogno appunto; le nuove scarpe, il profumo per non chiedere mai, tv a pagamento per essere quasi attori, beh, almeno primi spettatori, l’ oroscopo sul telefonino con la nuova suoneria che ti farà far colpo sul tuo collega, potrei continuare per ore e, quando l’elenco sarebbe quasi finito, già nuovi bisogni sarebbero pronti a sedurci.. incatenarci.
Tutti bisogni a cui rispondere, tutti inviti che suonano come doveri, tutte necessità da assecondare! E dove non arrivano i falsi bisogni a sottometterci, arrivano caritatevoli predicatori a donarci sensi di colpa e ipocrite verità.
In una società così si deve correre, non si può badare agli altri e nemmeno a sé stessi; non si può star bene!
Su questo malessere indotto, chiamato benessere, si costruiscono imperi, si manda la gente a morire in guerra, in fabbrica, di overdose, razzismo o suicidio, non c’è posto per solidarietà, condivisione o giustizia; non c’è posto per la Dignità.
Questo stato di cose è voluto e alimentato lucidamente da chi brama potere, dai politici di turno e non, da padroni presidenti e preti!
Riempiendoci di falsi bisogni, non esauditi né esaudibili, o di dogmi inumani ci rubano la Libertà, ci rubano la Vita.
Molte persone hanno capito questo. Chi si ribella e sceglie di rischiare la frusta, che oggi è carcere, psichiatria o latitanza, per cambiare questa società dell’ingiustizia basata sulla competizione l’ha capito! Ha capito che senza Dignità non c’è comunque libertà!
Questo scritto è nato dai dubbi di uno che, se proprio deve scegliere fra essere sedotto e infelice o frustato perchè ribelle: forse preferisce la frusta..
È più libero un ribelle in una gabbia che un consumatore al supermercato!
Solo riconoscendo i reali bisogni si può uscire dal ruolo di ansiosi consumatori a cui ci vogliono incatenati, solo lottando perché tutti vedano le proprie necessità appagate si può costruire una società giusta, ci si può liberare. Il consumismo è un’inquinante prigione.
Chi ruba la Dignità ci fa vivere nel terrore! Terrorista è il capitalismo e i suoi stati! Terrorista è la religione e i suoi preti!
Ribellarsi rende liberi!
s.
La
giustizia della Repubblica italiana nata dalla Resistenza
Dal
racconto di Belgrado Pedrini tratto da “ noi fummo i ribelli, noi
fummo i predoni…” schegge autobiografiche di uomini contro.
La
mia storia è la storia dei miei compagni ed è simile a quella di
molti altri partigiani finiti nelle patrie galere all’ indomani
della Liberazione. Erano finiti i febbrili giorni della speranza,
delle rise e delle gioie. Ci ritrovammo al punto di partenza. Ossia,
sbandati e senza soldi, non al riparo dai colpi della sorte.
Così decidemmo di continuare a lottare, come fatto
negli anni precedenti, contro padroni vecchi e nuovi, senza
esclusione di colpi.
Per coloro che fino al
giorno prima della presa del potere ci chiamavano compagni tornammo
ad essere banditi.
Nelle
prigioni della repubblica democratica italiana, tra i molti carcerati
rinchiusi, trovai dei compagni di fede, dei compagni di lotta e,
soprattutto, ex partigiani anarchici come me. Di costoro, riporterò
qui le storie così come le hanno raccontate e come io, del resto, le
conosco.
Inizierò col ricordare il più giovane partigiano anarchico
carrarino: Goliardo Fiaschi. Egli nacque a Carrara il 21 agosto
1930dal fu Pietro e da Nella Del Vecchio […]
Fu ex partigiano combattente e fu riconosciuto con il numero di
protocollo 014375. Il 9 settembre del 1943 prese parte della lotta
di liberazione della sua città natale aiutando i militi disertori a
scappare e a raccogliere le loro armi che in seguito servirono ad
armare i nuclei partigiani. Questa fu la prima consegna che gli fu
data dagli antifascisti carrarini, in seguito, Fiaschi si dedicò al
trasporto di materiale, tra cui le stesse armi, presso i nascondigli
del Comitato di Liberazione Nazionale.
Dal momento che era un ragazzino, aveva
infatti soltanto tredici anni, Goliardo sostenne per tutto il periodo
della Resistenza di averne quindici.
Favorito dall’ età potè passare più
volte inosservato, sotto il naso dei nazifascisti, con dei piccoli
carretti a mano, ufficialmente carichi di legna e stracci, ma di
fatto ripieni di armi, munizioni, viveri e vestiario. Anche per lui
l’ antifascismo e l’ avversione per i nazisti era una
consuetudine familiare: suo padre infatti militava da tempo tra
coloro che si opponevano al regime. Il ragazzo apprese ben presto a
montare e smontare i moschetti ‘91, ‘38, ed in seguito a sparare
assai bene con gli stessi. La prima volta che cercò di far esplodere
dei colpi da una pistola italiana a tamburo calibro 12, lo fece
impugnandola con due mani, ma questa usci dalle dita e gli lasciò
una mano contusa. La seconda pistola che gli capitò fra le mani fu
una Walter 7,65. quest’ ultima era stata rubata assieme ad una
“machine pistole” da un’ automobile tedesca. La “machine
pistole” non raggiunse mai i magazzini poichè fu scassata dallo
stesso Fiaschi, che volle “ studiarne il funzionamento”.
Goliardo iniziò la sua resistenza a Carrara nella formazione “Gino
Lucetti” e la sua militanza durò fino alla fine del 1944. In quel
periodo, fuoriuscito dalle formazioni partigiane, passò il fronte
tedesco per andare a combattere con gli alleati sul fronte di
Seravezza. Su questo fronte gli alleati erano fermi da tempo ed
allora lo inviarono sul fronte dell’ Abetone, presso la terza
brigata “Costrignano” della divisione Modena.
Terminata la guerra rientrò
a casa a piedi, un cavallo non glielo vollero dare, e solo nei pressi
dell’ abetone fu caricato a bordo da un’ automobile americana che
lo trasportò fino alla casa del sindaco di Bagni di Lucca. Là
rimase per tre giorni, poi lo stesso comandante americano
proprietario dell’ auto lo condusse a casa. A Carrara trovò la sua
abitazione semi devastata dalle bombe tedesche, ma tutta la famiglia
era salva.
Se si parla
di quel periodo, Goliardo Fiaschi ama ripetere ciò che provò quando
passo il fronte: “ io non passai il fronte, come molti altri, per
salvare la pelle, ma per liberare la mia terra. Mia madre mi
accompagnò fino a una collina piangendo, pregandomi di tornare
indietro. Quando raggiunsi Bergiola trovai gli altri partigiani e con
loro giunsi ad Antona. Qui trovammo una colonna di civili e con loro
passammo il fronte. Quando a Seravezza si fece l’ appello,
risultarono assenti quattordici persone. Io ero partito de Carrara,
nonostante il pianto di mia madre, perchè ero indignato con gli
alleati: questi ultimi infatti non arrivavano mai. La città di
Carrara non aveva più niente di umano, la gente era disperata dalla
fame, dalle rappresaglie dei nazifascisti e dai cannonegiamenti
alleati. Anch’ io prima di partire avevo subito diversi
bombardamenti. Ad Avenza, ad esempio, una volta per lo scoppio di una
bomba, rimasi mezzo sepolto dalla terra. Una seconda volta, mentre
rientravo in città, una cannonata asportò la nuca a una contadina
che stava portando il latte ai più affamati: la soccorsi, ma non c’
era più nulla da fare. Sull’ Abetone, comunque,
gli alleati mi diedero anche delle armi: uno Sten e delle bombe Sipe.
Nel combattimento di monta Lancio, operazione che si compì in pieno
giorno contro le fortificazioni tedesche, nonostante l’ incessante
fuoco avversario, arrivai secondo sulla cima del monte dietro al mio
comandante Filippo. Dopo quella battaglia, il giorno successivo,
iniziammo la nostra marcia di liberazione in direzione di Fanano. La
marcia forzata continuò e liberammo Sestola, Pavullo, Sassuolo ed
infine Modena. Questa fase finale non fu facile, ma ricca di insidie.
Le strade e i campi erano minati e i pochi tedeschi rimasti facevano
una resistenza accanita. Ricordo che, non so se a Sestola o a Marano,
i nazisti stavano facendo una carneficina, l’ ospedale stava
bruciando con tutti i feriti dentro, e noi sentivamo a distanza l’
odore della carne umana bruciata.
Alla
fine a Modena sfilammo per le strade della città sotto una pioggia
di fiori. Io ero in testa alla mia brigata e ne ero orgoglioso.
Ero molto contento perchè la guerra era ormai finita; perchè i
nazifascisti erano stati sconfitti, ma ero altrettanto in pena poichè
non avevo notizie della mia famiglia e della mia città”.
Il
giovane attivista anarchico, dopo aver dato un esempio memorabile e
degno dei più alti valori della Resistenza, terminata la lotta
partigiana,decise, animato dal suo spirito rivoluzionario e
combattivo, di continuare la sua lotta contro il fascismo
internazionale.
Nell’ agosto
del 1957 raggiunse Tolouse in Francia e qui conobbe Fazerias, noto
guerrigliero espropriatore anarchico.
Era il 14
D’ agosto e Fazerias aveva raggiunto la città delle violette per
cambiare del denaro francese con valuta spagnola. Denaro che gli
sarebbe servito pochi giorni dopo per raggiungere la Spagna e mettere
in atto un attentato contro Franco. […]
Il
29 di agosto, Fazerias disse a Goliardo di recarsi nel loro rifugio
sul monte Tibidabo e di aspettarlo là, egli sarebbe tornato o a
mezzanotte del 29 o a mezzogiorno del giorno dopo. Fazerias
inoltre ingiunse al compagno di ritornare in Francia se non l’
avesse visto arrivare al secondo appuntamento.
Goliardo, salutato l’ amico, si incamminò verso il
rifugio dopo aver riempito dua bottiglie di acqua. Ad un certo punto
fu circondato da sei individui armati di mitra che gli intimarono l’
alt. Il compagno Fiaschi, non potendosi difendere, avendo le mani
occupate, da buon toscano, esplose con una serie di “insulti e
madonne” in italiano. I poliziotti, udendolo bestemmiare in
italiano, uscirono con la frase: “ecco l’ italiano, amico di
Fazerias”.
Interrogato, lì per li, L’ anarchico toscano disse di non
sapere nulla di ciò che gli chiedevano e tantomeno di dove fosse
andato Fazerias. Gli sbirri lo portarono subito in caserma e, dal
momento che non riuscivano a farsi capire in spagnolo, si misero alla
ricerca di un interprete. Di lì a poco, ricuperarono un maitre d’
hotel di carrara che lavorava a Barcellona, il quale si prestò a
tradurre l’ interrogatorio. “ La polizia non aveva ordini di far
prigionieri, se tu non avessi parlato in italiano – gli disse il
maitre d’ hotel – adesso saresti già morto”.
[ Fiaschi aveva organizzato l’
attentato a Franco con Fazerias e Augustin n.d.r. ] .
Fu lì a quell’ ora, che venne a
sapere che Fazerias era stato ucciso a colpi di mitra dalla polizia.
[…]
Il 12 agosto del 1958 il
tribunale speciale di Barcellona giudicò i due.
L’
udienza durò un’ ora e, come d’ abitudine in Spagna, la sentenza
fu comunicata ai due imputati solo tre giorni dopo. Goliardo Fiaschi
fu condannato a vent’ anni e ad un giorno di prigione, Augustin a
ventuno anni e quattro mesi. Goliardo, durante il processo si
comportò in modo esemplare; chiese pochi minuti per parlare, il che
straordinariamente gli fu concesso. In tal modo potè difendere,
davanti ai giudici franchisti le qualità di Fazerias: lo chiamò
lottatore per la libertà e ne esaltò la figura di rivoluzionario.
Dopo otto anni di detenzione, l’
anarchico carrarino fu regalato alla magistratura italiana. Il
compagno Fiaschi venne estradato in Italia poiché la nostra
magistratura e la nostra polizia avevano pensato bene di attribuirgli
una serie di rapine avvenute in Italia dopo la resistenza, gli autori
delle quali erano rimasti ignoti.
Le forze reazionarie italiane lo accolsero
in Italia al grido di: “Arriva il capo degli anarchici”.
Anche questa volta, va detto per inciso,
i poliziotti, i magistrati, si rifiutarono di capire che presso gli
anarchici non esiste né la necessità né il bisogno di un capo.
Giunto in Italia, Goliardo fu
perseguitato dalla magistratura e perseguitato (innocente) ad essere
seppellito in una galera per anni e anni. Fu così eliminato dalla
vita civile, dalla militanza e dalla vicinanza dei suoi compagni di
fede. Goliardo Fiaschi è uscito dalla prigione nel marzo del 1974
all’ età di 44 anni, con la grazia. La grazia, naturalmente, gli
fu concessa quasi alla fine della condanna per l’ intervento dei
compagni e di alcuni (pochi) uomini politici che hanno veramente
provato il fascismo in galera.