Per Fabrizio

Libertà è sicuramente un termine molto inflazionato, soprattutto negli ultimi tempi. Per questo, alle orecchie della gente perde di significato, diventa una parola comune. Credo che Fabrizio De Andrè l’abbia descritta perfettamente in tantissime sfaccettature e sfumature, portandola e sventolandola in faccia a tutti e, allo stesso tempo, facendo breccia nel cuore delle persone.

Credo che un ringraziamento o un pensiero gli siano dovuti per la persona che era, per tutto ciò che ci ha lasciato e per aver contribuito, con le sue parole, a rendere il proprio significato ad una parola semplice e bellissima, Libertà.

-Tusbo-

 

 

Reclam(A)

RECLAM(A)
    
    T’ introduco, lettore, a questo scritto col dirti di non prestargli troppa attenzione, solo quella necessaria, quella che dai ai TG e ai giornali, quella che dai alla politica, ai piani regolatori del tuo paese e a tutte le ingiustizie che si compiono vicino a te. L’attenzione insomma che dai alla pubblicità; ad una reclam  appunto.
    Iniziamo con alcuni termini entrati prepotentemente nel nostro quotidiano:Controllo, sicurezza, videosorveglianza, ecc.
    Entrati, loro, senza né permesso né per piacere, nelle nostra vite e sui nostri territori proprio quando, guardacaso, la globalizzazione e la libera circolazione di persone e idee dovrebbero essere “cosa acquisita” e il migrante un fratello ed una risorsa, non economica, culturale!
    Cosa acquisita appunto!? Eppure, immigrazione è sinonimo di criminalità, gli italiani ne sanno qualcosa (ieri da una parte oggi dall’altra); la richiesta, da parte dei giovani, di spazi di aggregazione e libera espressione viene definita devianza, e in quanto tale, repressa e marginalizzata; chi rivendica il legittimo diritto ad un’ abitazione occupando stabili abbandonati (le graduatorie per l’ assegnazione di un appartamento popolare sono una doccia fredda, in inverno) viene chiamato abusivo, ladro, delinquente eccetera, mentre chi specula cementificando è un rispettabile imprenditore; rispettabili come i politici che vincono appalti per la ricostruzione di ponti (spesso non ancora abbattuti) in zone di guerra, appalti vinti mettendo nella busta vite umane in divisa mimetica condite di soldi sottratti ad educazione, assistenza, ecc. Con questi “odierni controsensi” potrei continuare per pagine intere, ma non mi voglio limitare alla “democratica denuncia” e voglio ribadire l’ insensatezza, tutta umana, del vivere un’ esistenza sentendosi circondato da nemici (casualmente quasi sempre più poveri di noi), l’ insensatezza delle nostre ansiose attività quotidiane ( prima in macchina poi, la salute è importante, in palestra; ripudiare il tabacco bramando il petrolio, inquinare un fiume di tutti per fabbricare una medicina per pochi (ricchi), essere costretti a fare decine, se non centinaia di km, spesso in colonna, per un poco di necessario e rilassante(?) contatto con la natura, ecc.).
    Ma il mio scrivere vuole soffermarsi sull’ accettazione dell’ essere controllati e indirizzati in continuazione, da individui, nostri simili, a cui, spesso, non diamo la fiducia che daremmo ad un autoveicolo appena revisionato!
    Il controllo, nelle sue molteplici forme, ci rende incredibilmente tranquilli e sicuri dandoci, almeno in apparenza, uno dei “beni” maggiormente ambito dall’ odierno essere umano: la distrazione.
    Viviamo su un pianeta pieno di meraviglie, siamo gli abitanti di questo pianeta con la maggiore capacità di godimento, teorizzazione, scambio e adattamento, siamo gli esseri più capaci di prevedere, decidere e indirizzare la nostra evoluzione e quella del posto in cui viviamo eppure; diffidiamo dei nostri simili (e di noi stessi) a tal punto da delegare ad entità astratte-sconosciute (tutor in autostrada, telepass, telecamere, leggi e tessere magnetiche) le decisioni, fatte di premi e punizioni; che gravano sulle nostre esistenze!?!
    Questo “bisogno-preferenza” di delega ad altri (politici, poliziotti, preti, scienziati,ecc.), causa o effetto della sfiducia, non dovrebbe esimerci dal riflettere sul delegato in questione in quanto essere umano come noi.. O sua creatura..
    Questo mi porta a riflettere sull’ intelligenza e capacità di affrontare le più disparate situazioni da parte della specie di cui anch’ io faccio parte, e di pensare all’ educazione che ci viene ELARGITA e che non tiene assolutamente conto della nostra capacità INEVITABILMENTE INTRINSECA di autoregolarci grazie a qualità chiamate autocontrollo, istinto di sopravvivenza, etica o follia a seconda delle epoche e delle situazioni. Situazioni, momenti, epoche come il capitalismo che ha oggettivamente raggiunto il suo culmine ed ha portato quello che ha potuto agli esseri umani: insoddisfazione, voglia di cambiare, disuguaglianza e bisogno di uguaglianza! Bisogno che tutti, nessuno escluso, dichiariamo di pretendere e cercare, ma che tutti ci limitiamo ad aspettare come concessione di altri. I nipoti dei nazisti si chiedono, non senza imbarazzo e vergogna, come abbiano potuto i loro avi, loro stesso sangue, permettere certe ingiustizie; i nostri discendenti proveranno la stessa vergogna, e noi.. aspettiamo…
    Concessioni di altri anche nella cosa  che, forse come nessun altra, decide il nostro futuro: nell’ istruzione. Istruzione che, per come viene concepita oggi, si basa su premi dati a chi sovrasta i propri simili e punizioni date a chi si sofferma troppo a pensare e non impara a produrre cose che, tra l’ altro, andranno probabilmente a saturare le discariche; questa si chiama, oggi, istruzione. La stessa istruzione che, fra psicologi allarmati, assistenti sociali sovraccaricati di lavoro ed adolescenti definiti devianti-vandali (anche da speculatori edilizi e benpensanti sovrappeso), porta i ragazzini ad accanirsi contro l’ estraneo verde che trovano sulla loro grigia strada asfaltata; adolescenti che vivono di sballo fine a se stesso chiamato TV e PLAYSTATION. C’ è poi l’istruzione alla legalità, quella che negli ultimi tempi sta spiegando, girando i vari istituti, il figlio di calabresi; lo stesso commissario calabresi responsabile dell’interrogatorio, sulle bombe del ’69, finito con Giuseppe Pinelli che precipita innocente dal quarto piano della questura di Milano. Gira i vari istituti il figlio di calabresi, figlio di un servitore dello stato, un servitore del bene comune. Piazza Fontana, piazza Loggia, Ustica, tutte le guerre, i sottomarini nucleari a spasso nel Mediterraneo, Genova2001 e innumerevoli altri atti criminali restati impuniti appunto per il bene comune.   Questa è la nostra istruzione, il nostro investimento per il futuro; questo è il “nostro” capitale, la nostra cultura. Grazie alla quale persone, istituzioni, stati, re, tiranni, sinceri democratici, folli, giudici, imperatori e dei del fantomatico bene comune ci stanno saccheggiando nel modo più subdolo possibile l’ unico bene-capacità che realmente abbiamo geneticamente intrinseco: la capacità di autogestire il nostro presente, il nostro futuro, il nostro ambiente, i nostri rapporti, i nostri limiti e le nostre forze!
    Questa capacità ci viene inibita in continuazione attraverso dogmi, sensi di colpa, leggi divine o democratiche ed altre migliaia di stronzate!!!
    Riprendiamo in mano le nostre vite condendole con la voglia repressa di godimento, scambio e solidarietà con gli altri e, forse, torneremo a vivere quell’ epica avventura fatta di sfide contro i nostri limiti, godimenti e scambi con i nostri simili, gioie e curiosità nei confronti del diverso sconosciuto, tutto quello insomma che fa del tempo trascorso non un ticchettare impietoso bensì Vita!
    Cosa stiamo aspettando? Cosa aspettiamo se abbiamo abbastanza fiducia in noi stessi e negli altri? La vita dopo la morte, penso di non sconvolgere nessuno ribadendolo, non esiste! Comunque, se siete cosi sfiduciati nei confronti di voi stessi, dei vostri simili, del futuro: entro cinque anni ci saranno le elezioni.. e.. le cose così si che cambieranno!!!
    Questo scritto è uscito tutto d’un fiato, uno sfogo con le dita veloci come i pensieri, non  può né vuole arrogarsi consigli, soluzioni, ricette. Vuole solo essere quello che è il nero su bianco, che è poi quello che uno scrive quando ha qualcosa da dire: un reclam, come la bibbia insomma.                           
 
    
Saul