DDL Sviluppo – L’Italia torna al nucleare

fonte: ansa

ROMA – Il ritorno del nucleare in Italia, l’arrivo della Class
Action, la liberalizzazione delle Ferrovie: sono questi i punti
qualificanti del disegno di legge sullo sviluppo, uno dei collegati
alla finanziaria, che è stato definitivamente approvato dal Senato con
154 voti a favore, un solo voto contrario e un solo astenuto. Ha votato
a favore anche l’Udc mentre Pd e Idv hanno annunciato il no, scegliendo
però di abbandonare l’Aula al momento del voto nel tentativo di far
mancare il numero legale viste le assenze nei banchi della maggioranza.
Ecco le misure principali di un ddl che ha avuto un iter tormentato:
approvato dalla Camera il 4 novembre 2008, modificato dal Senato il 14
maggio, nuovamente modificato dalla Camera il primo luglio e ora
approvato senza modifiche dal Senato.

NUCLEARE – Il governo potrà pilotare l’Italia nel ritorno al
nucleare. Avrà sei mesi di tempo per localizzare i siti degli impianti,
potrà definire i criteri per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi,
dovrà individuare le misure compensative per le popolazioni che saranno
interessate dalle nuove strutture. Per la costruzione di centrali, è
noto, saranno necessari anni, ma l’iter sarà velocizzato. Viene poi
creata una agenzia per la sicurezza del nucleare.

CLASS ACTION – E’ stata modificata la normativa sulla class action
che però esclude la possibilità di avviare cause collettive da parte
dei cittadini coinvolti nei crac finanziari del passato. L’entrata in
vigore della class action, anche se in questo provvedimento è prevista
al primo luglio, è stata posticipata, con l’ultimo decreto
‘anti-crisi’, al primo gennaio 2010. […]

Cie – Milano e Gradisca: scioperi, fughe e pestaggi

In
via Corelli, a Milano, è ancora in corso la mobilitazione contro le
norme del “Pacchetto sicurezza”. Ieri sera, intorno alla mezzanotte, i
reclusi di una delle sezioni del Centro si sono rifiutati di rientrare
nelle celle ed alcuni di loro sono saliti sul tetto per tentare la
fuga. La polizia li ha bloccati e – dopo averli fatti scendere – ha
cominciato a perquisire i corridoi della sezione. Questa mattina la
polizia ha sigillato tutti gli accessi ai tetti e quelli alle
passeggiate.

Già nel pomeriggio di ieri la protesta aveva iniziato a
radicalizzarsi, con alcuni detenuti in sciopero della fame che avevano
iniziato a danneggiare la struttura, furenti per la propria situazione
che non accenna a migliorare e al peggiorare delle condizioni fisiche
di alcuni degli scioperanti. Da parte sua, la Croce Rossa cerca di
stemperare gli animi sostenendo che l’allungamento dei tempi di
permanenza a sei mesi toccherà soltanto chi verrà portato nel Centro
dopo l’entrata in vigore della legge in poi.

Partito dalla sezione maschile del Cie di Milano, lo sciopero della fame si è esteso ad una parte dei reclusi di Bologna.

A Gradisca d’Isonzo, invece, lo sciopero non ha attecchito,
contrariamente alle voci che circolavano nella serata di ieri. Ma, pur
senza scioperare, i reclusi hanno voglia di lottare. Ieri un gruppo di
loro ha inscenato una protesta ed ha provato la fuga. Anche questa
volta sono stati bloccati dalla polizia furente. Questa mattina, la
polizia si è vendicata e ha fatto irruzione dentro alle camerate
riempiendo di botte i presunti responsabili dei fatti del giorno
prima:
«così siamo pari», urlavano gli agenti mentre menavano i reclusi. E poi
hanno bloccato i viveri, lasciando i reclusi senza mangiare e senza
bere.

La lotta è in corso, dunque, e si sta estendendo per davvero dentro ai Centri. Ora sta a noi, fuori, affilare le armi.

Ascolta le dirette su:http://www.autistici.org/macerie/?p=16643

Torino – Breve rivolta nel Cie, appello presidio

riceviamo e diffondiamo:

Questa sera, intorno alle 22,15 i reclusi del Cie di Corso
Brunelleschi si sono ribellati. In tutte le sezioni hanno portato fuori
dalle camerate i materassi e hanno dato fuoco a quello che hanno
potuto. Sono stati circondati quasi immediatamente dai soldati e dalla
polizia e quindi hanno desistito. Già qualche ora prima avevano
comunicato ai solidali che sono in contatto con loro da fuori
l’intenzione di cominciare da domani uno sciopero della fame in tutte
le sezioni, compresa quella delle donne. Questo sono le primissime
notizie che ci giungono da dentro. Seguiranno aggiornamenti.

In
solidarietà con loro, e con i reclusi degli altri Cie in lotta, per
domani (mercoledì 8/7) è indetto un presidio sotto le mura del Centro,
in corso Brunelleschi angolo via Lancia, dalle 18.00 in poi.

per aggiornamenti autistici.org/macerie

Peltier, nativo americano rinchiuso da 33 anni nelle galere americane SPEDITE MONTAGNE DI LETTERE DI SUPPORTO


Per chi non lo sapesse, Leonard Peltier
è un nativo americano attivo negli anni 70 nell’American Indian
Movement (A.I.M.), un’organizzazione simile a quello che furono le
Black Panthers per gli afroamericani, e come tale decimata dalle
istituzioni USA in tutti i modi.
Leonard era presente, con altri
attivisti, nella riserva di Pine Ridge, South Dakota, nel 1975, su
esplicita richiesta degli abitanti che subivano la repressione e
chiedevano ai militanti dell’A.I.M aiuto e protezione contro i
famigerati "goonies", le guardie indiane infami e assassine al soldo
dell’FBI e degli organismi di controllo dei nativi come l’Indian Bureau
Affair.
Nel giugno 1975 due agenti dell’FBI entrarono con una scusa
risibile, un furto di un paio di camperos (stivali), nella riserva, col
chiaro intento di provocare.
Nacque una sparatoria, i due agenti e
un nativo rimasero sul terreno. La morte del nativo venne archiviata
immediatamente, mentre per quella dei due agenti si scatenò una caccia
all’uomo nei confronti degli elementi più attivi e conosciuti
dell’A.I.M.
Peltier era tra questi.
Peltier
venne arrestato in Canada e condannato a due ergastoli sulla base di
indizi risibili e contraddittori, con l’uso di testimoni ricattati che
poi ritratteranno, con la contraffazione delle prove e tutto
l’armamentario che si poteva usare per eliminare un movimento
scomodissimo per il potere.
Da allora campagne su campagne si sono succedute per la sua liberazione.
Inutilmente.
Perchè
non ha mai smesso di lottare per il suo popolo neanche dalla galera,
perchè, pur sapendo non ha mai voluto dire chi ha sparato per difendere
la sua gente, perchè è restato un riferimento per il suo popolo.
Quest’uomo che ha passato 33 anni della sua vita in una lercia galera americana sfuggendo a numerosi attentati alla
sua vita, non deve morire là dentro.
Purtroppo l’unico modo che abbiamo noi da qui sono le lettere.
Non c’ho mai creduto ma non posso fare altro quindi vi invito a mandarle lo stesso.

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Il
28 luglio 2009, dopo 15 anni di attesa, il Parole Commission esaminera’
la situazione di Leonard Peltier e decidera’ se concedergli la liberta’
condizionata.

SPEDITE MONTAGNE DI LETTERE DI SUPPORTO

Il vostro sostegno non e’ mai stato tanto importante come ora

La Commissione si riunira’ per valutare nella sua globalita’ il
comportamento di Leonard in carcere nei 33 anni della sua prigionia, e
decidera’ se può essere preso in considerazione per ottenere la
liberta’ condizionata.

Questa audizione della Commissione arriva dopo 15 anni di attesa:
nel 1993 durante il primo esame da parte del Parole gli venne negata la
liberta’ condizionata e fu stabilito che il suo caso avrebbe potuto
essere nuovamente esaminato solo una volta che fossero trascorsi altri
15 anni.

ORA E’ ARRIVATO QUEL MOMENTO.

Dobbiamo IMPEGNARCI AL MASSIMO e far arrivare alla Commissione il maggior numero possibile di lettere di sostegno.

In fondo al messaggio c’e’ una lettera-campione, proposta dal LPDOC,
che va datata, firmata con nome, cognome e indirizzo e spedita
all’indirizzo riportato in testa.

Fotocopiatela e fatene firmare una copia a quante piu’ persone potete.

Le lettere sono individuali, ogni lettera deve avere una sola firma.

ATTENZIONE

Secondo il LPDOC le lettere devono arrivare alla Commissione negli
USA a partire dal 14 luglio vanno quindi spedite dall’Italia intorno al
7 – 8 luglio.

Leonard oggi e’ un uomo di quasi 65 anni che ha trascorso la maggior
parte della sua vita adulta in carcere ed e’ gravemente ammalato:
soffre di una forma avanzata di diabete, ha subito due infarti – e solo
pochi giorni fa ha avuto un nuovo episodio cardiaco di media entita’ –
ed e’ soggetto a fortissime emicranie. Malgrado ciò lavora come tutti
gli altri detenuti e non gode di particolari privilegi. Durante la sua
detenzione si e’ adoprato per smussare le difficolta’, aiutare gli
altri e diffondere tra i detenuti nativi la conoscenza della cultura
tradizionale. Supporta varie associazioni e fondazioni native che si
occupano di persone con difficolta’ ed il suo nome e’ stato presentato
per 6 volte nella rosa dei candidati per il Premio Nobel per la Pace.

Potete controllate se ci sono novita’ sul sito del LPDOC www.whoisleonardpeltier.info

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Lettera:

United States Parole Commission
5550 Friendship Blvd., Ste. 420
Chevy Chase, MD 20815-7286

Re: LEONARD PELTIER #89637-132
Dear Commissioners,
I am
writing in behalf of support for Parole for Leonard Peltier. While I am
aware of the seriousness of the conviction, I am also aware that people
have the ability to go forward out of the past and give to the larger
society. I believe that is the case with Leonard Peltier.
I ask you
to consider the humanitarian work he has done during his 33 years of
incarceration. More than most people can ever do who are not locked up.
I
ask you to consider his nomination for the Nobel Peace Prize for the
6th straight year. There are those who make light of this, but who else
among us have had that honor.
He consistently donates his art work
for charities such as battered women’s shelters, halfway houses,
alcohol and drug treatment programs, and Native American scholarship
funds.
Mr. Peltier has won several awards including the North Star
Frederick Douglas Award; Federation of Labor (Ontario, Canada) Humanist
of the Year Award; Human Rights Commission of Spain International Human
Rights Prize; and 2004 Silver Arrow Award for Lifetime Achievement.
He
has expressed sadness for the tragedy that occurred that day at Oglala
and pain for the families of the two agents and the Indian man that
died that day.
Thirty-three years is a long time. I ask you to look
with empathy upon a 64 year-old man who, over the 33 years, has done so
much good while in prison, and I think has the ability to do even more
good for the community if he were to be allowed parole.
While I know
of the misconduct by government officials in his case, I will not bring
details up because I am certain that you are aware of the misconduct,
and will consider that as you have the discretion to rule above or
below the guidelines. I would hope that you will exercise that
discretion in favor of Leonard Peltier. It seems to me it would be a
gross miscarriage of justice if he were left to die in prison.
Please grant parole.
Respectfully,

G8 L’Aquila – Fermati 5 francesci con bastoni sul furgone | Disordini e fermi a Roma

L’Aquila,
7 lug. (Adnkronos) – Sono stati denunciati a piede libero per
detenzione e porto di oggetti atti ad offendere, i cinque giovani
francesi fermati dai carabinieri a Pettino, alle porte dell’Aquila, non
lontano dalla ‘zona rossa’ che ospiterà da domani il G8. L’operazione è
stata condotta dai carabinieri della compagnia di intervento operativo
e dal reparto operativo del comando provinciale dell’Aquila, impegnati
in questi giorni nelle attività di vigilanza all’esterno dell’area
interdetta al traffico e alla circolazione.

A bordo di un furgone Renault con targa francese, i militari
dell’Arma hanno trovato mazze e bastoni. "Il furgone -dice
all’Adnkronos il tenente colonnello Giovanni Di Niso, comandante del
reparto operativo dei carabinieri dell’Aquila- è stato fermato mentre
transitava lungo una strada di Pettino. In questi giorni è alto il
livello di vigilanza intorno all’area che ospiterà il vertice".


Roma, 7 lug. – (Adnkronos) – Ventisette ‘No global’ sono stati
fermati per l’identificazione dalla Digos questa mattina tra San
Giovanni e via Ostiense a Roma. I no global, tutti a volto coperto,
erano stati visti dai cittadini incendiare cassonetti e copertoni in
via Cilicia. Il gruppo era composto da circa 150 persone alcuni
indossavano caschi. Un centinaio di no global si sono invece rifugiati
all’interno dell’università Roma Tre.