due ruote contro il cemento

 

 

 

2 RUOTE CONTRO IL CEMENTO

Un’iniziativa che senza dubbio merita
di trovare spazio in queste pagine è la biciclettata che ha
circumnavigato il centro di Carpi il 19 ottobre 2008.

Sto parlando di DUE RUOTE CONTRO IL
CEMENTO, pedalata sociale di carattere libertario

dai contenuti radicalmente ecologisti
che ha visto la partecipazione di una quarantina di ruote senza
motori e l’apporto di diversi interventi al megafono preparati e
sorti spontaneamente e liberamente dagli stessi partecipanti.

Perché questa biciclettata?

Perché viviamo in una città che non
ci piace affatto!

Una città sempre più devastata dalla
cementificazione in tutte le sue orribili forme:

da un’edilizia sempre più oppressiva e
più folle che si espande a macchia d’olio non in funzione dei
bisogni reali degli abitanti(basta pensare alle centinaia di
appartamenti sfitti) ma solo per la logica malata del profitto e
della speculazione,distruggendo senza rimorsi le ultime zone verdi e
gli ultimi terreni liberi che sono invece patrimonio di tutti!

Una città dove l’automobile è
sacra,con uno dei rapporti più alti d’ Europa tra numero di auto
rispetto agli abitanti.

In nome di questi mostri rombanti si
continuano a gettare colate di cemento per costruire nuove strade
adatte solo ai veicoli a motore più potenti;le polveri sottili
sforano i limiti tanti,troppi giorni all’anno,creando un’aria
malefica portatrice di tumori,malattie e morte per noi e i nostri
figli!

L’ iniziativa è partita da piazza
Martiri con un breve intervento al megafono che ne chiariva i
presupposti invitando i carpigiani a pedalare con noi ed è
proseguita con un percorso che si è snodato attraverso le vie che
circondano il centro storico.

Dopo una sosta davanti al maxicantiere
che sta devastando l’area verde dell’ex Cremeria(che i carpigiani
avevano difeso attivamente ma che il comune ha deciso comunque di
edificare) si è proseguito fino a tornare verso la
piazza,dove,davanti alla sede del comune,sono stati prodotti gli
interventi di chiusura che hanno attirato l’attenzione di numerosi
carpigiani, fino a pochi istanti prima completamente ipnotizzati
dallo shopping.

Il tutto con notevoli difficoltà,dato
che gli automobilisti che transitavano attorno al centro non avevano
la minima intenzione di rallentare per colpa di qualche chiassoso
ciclista.

Sbraitavano,suonavano ripetutamente il
clacson e ci maledicevano.

Alcuni cercavano di investirci perché
la LORO strada fosse sgombra.

Risulta chiaro come,oggi più che
mai,sia necessario tornare a ritmi più naturali,ragionando sulle
scelte individuali e collettive che portino all’eliminazione dei
falsi bisogni che oggi ci soffocano e ci incatenano ad un consumismo
suicida.

Ciò che rifiutiamo con forza è il
culto autolesionista della velocità,dell’inestricabile intreccio di
strade,superstrade,svincoli e bretelle dove singoli individui
sfrecciano ogni giorno inquinando,scontrandosi e sfracellandosi sul
cemento solo per seguire uno stile di vita frenetico imposto dalle
esigenze di un’economia malata ed alienante.

Prioritario è riportare l’attenzione
sulla necessità di un approccio rispettoso e paritario nei confronti
della natura di cui facciamo parte e con cui condividiamo,oltre al
pianeta,anche necessità e desideri.

Abbiamo scelto e sceglieremo la
bicicletta come mezzo e come simbolo di ciò che pensiamo e
desideriamo:lentezza, verde e libertà!

Questa iniziativa è stata il primo
passo,anzi la prima pedalata,verso questo traguardo.

Kenz.

c’è sempre un buon motivo per non votare

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}

Siamo alle soglie del duemilanove ed è tempo di elezioni
amministrative a Carpi. Si sono già aperte da un po’ le varie discussioni su
chi candiderà il tal gruppo, chi promette cosa, o chi ha pensato di costituirsi
lista civica.

Sicuramente, quello che si coglie dalla gente, nelle
discussioni in piazza o nei bar, è la voglia di cambiamento. A Carpi sono
decenni (dal dopo guerra) che si vive una stagnazione a livello amministrativo,
cosa che ha permesso al centro-sinistra di stabilirsi sul “trono” delle cariche
più alte del comune, accentrando su di se qualsiasi potere decisionale e
creando, di conseguenza, un forte distacco dal pensiero di chi Carpi la abita,
ma anche favorendo la costruzione di una rete di scambi di favori non proprio
chiari tra le più grandi aziende di Carpi e il Partito. Fatto che, per altro,
concorre a rendere questa terra sempre più sfruttata ed invivibile; sempre più
cemento, sempre meno terra.

Questa situazione di stasi, questo non essere ascoltati e
questa voglia di cambiamento, hanno provocato un pericoloso scivolamento di
consensi verso chi fa discorsi più “schietti”, pieni di falso interesse
populista e retorica fascista: la destra razzista di lega nord, AN e forza
italia. I quali pur di sottrarre qualche voto al “Partito” tentano di riempire
le voragini lasciate dalla politica degli sprechi, mettendo in campo bellissime
parole di propaganda e buoni propositi falsi come monete da tre euro. Oppure
facendo terrorismo psicologico, spargendo paranoia sulla sicurezza e  psicosi anti-immigrati; tutte cose che, la
storia ci insegna, sono seme di razzismo e xenofobia.

 

In altri casi, invece, queste circostanze hanno portato le
persone ad organizzarsi al di fuori delle istituzioni, creando comitati cittadini,
assemblee e gruppi di discussione per contestare le politiche di distruzione
ambientale, spreco, profitto senza condizioni ma non solo.

Questo è un chiaro segnale del fatto che sempre più persone
capiscono come in realtà non esistono partiti dalla parte del cittadino, perché
“l’istituzione comune” in sé lo impedisce, creando sempre di più uno scudo di
burocrazia intorno alla gestione politica della comunità atto a mantenere le
persone nell’ignoranza, per poterle sfruttare.

La volontà di questi individui di riunirsi, discutere e
mettere in crisi ciò che viene imposto dall’alto è data da necessità
impellenti, ma ha spesso ragioni molto più profonde della protesta fine a se
stessa, e sfocia nella consapevolezza di essere esclusi da qualunque decisione.

L’unico modo per far valere le proprie ragioni e tentare di
riprendere dal basso la gestione della società, quindi, è auto-organizzarsi;
cosa che è molto importante, ma per essere davvero utile deve essere
accompagnata da una delegittimazione di tutto il sistema. Tutto ciò per fare in
modo di eliminare questa distanza che esiste tra gli individui, la vita politica
e quella sociale; parti fondamentali del posto in cui si vive.

La parvenza democratica che dà il voto, dunque, non è altro
che un consenso indiscriminato “a qualunque cosa si faccia”; e a nessuno è
permesso di dissentire. Si basti guardare le recenti politiche di
privatizzazione dell’acqua, gli orrori ambientali, commessi con la complicità
della maggioranza, che approva costruzioni ovunque mettendo così in dubbio il
nostro futuro insieme a quello dell’ambiente che ci circonda, ma non solo, è
sufficiente pensare a tutte le cose che non vanno e a quanto, in realtà, venga
presa in considerazione la nostra opinione.

A tutti questi problemi, quindi, l’unica vera soluzione è
l’auto-organizzazione delle persone; accompagnata, però, dalla delegittimazione
delle istituzioni.

 

Detto questo sembra una scelta più che logica non votare, se
si vuole riprendere parte alla vita politica e alla gestione diretta di tutto
ciò che riguarda la società, ma anche e soprattutto se si vogliono evitare
future catastrofi ambientali, verso cui sindaci e assessori in primis ci
portano di corsa. Astenersi dal voto, infatti, è un diritto come deve essere un
diritto l’autogestione, nonché la cosa più sensata da fare visto l’andazzo.

E allora, che non sia giunto davvero il momento di smetterla
con le cattive vecchie abitudini? Magari, poi, si potrebbe impiegare il tempo
risparmiato non andando alle urne in cose più costruttive; si potrebbe, ad
esempio, far prendere un po’ d’aria (defenestrandolo) ad un sistema che ha lo
stesso odore del catrame e degli scarichi delle auto.

 

-Tusbo-

 

 

autogestione è evoluzione

 

Ogni società necessita della possibilità di ampliare il suo
concetto di normalità ad un sempre maggior numero di individui che la
compongono.

Per evolversi, ampliando questa “normalità”, la società ha
bisogno di “devianza” intesa come
l’insieme di quei comportamenti che non rientrano nel corrente concetto
di normalità.

La “devianza” venendo a contatto con la “normalità” può
ampliarla ed entrarne a far parte, contribuendo alla realizzazione di una società
a misura di chi la compone, vissuta e non subita.

La nostra società oggi sta vivendo un momento di totale
chiusura ed immobilità dei propri principi, in cui gli individui devono
sottostare a canoni  e regole sempre più
rigidi ed inumani, vivendo sorvegliati, indottrinati ed impossibilitati ad
esprimersi e conoscersi.

Questo stato di cose impedisce ogni evoluzione dell’
individuo e quindi della stessa società, creando situazioni di invivibilità
tali da portare molti soggetti ad avere, con sempre maggiore frequenza,
atteggiamenti antisociali e distruttivi (infanticidi, indifferenza, suicidi,
ecc.)

Le risposte che vengono date a persone che si sentono sempre
più soffocate ed inadatte, sono sempre di carattere repressivo: carcere,
psichiatria, emarginazione, ecc.

In questa situazione uno spazio sociale antiautoritario
autogestito, in cui ogni individuo ha la possibilità di crescere e mostrarsi
liberamente, dove l’ essere produttivo si traduce in condivisione e
solidarietà, dove ci si rapporta fra pari e dove la normalità comprende tutte
le sfumature e fantasie positive che un essere umano sa esprimere quando libero
da stereotipi che non gli appartengono; questo può essere un punto di partenza.

Un punto di partenza concreto e realizzabile per cambiare l’
intera società “inquinandola” con la gioia e il godimento del vivere con
curiosità le diversità dell’ altro, esprimendo a pieno il potenziale umano che
c’ è in ognuno, arricchendoci ed arricchendo tutta la società.

Per questi motivi e viste le risposte positive delle
precedenti esperienze autogestionarie si può affermare tranquillamente che è la
stessa società che ha bisogno, nella sua naturale evoluzione, di questo genere
di spazi di esperienze.

                                                      
A noi sta accontentarla!