e da loro chi ci difende3

Milano – -Poliziotti pestano a morte anziano clochard

fonte: rainews24

Due agenti della Polizia ferroviaria di Milano sono stati arrestati
la scorsa settimana con l’accusa di omicidio. Contro di loro, l’accusa
di aver picchiato a morte un barbone che trovava rifugio nella Stazione
centrale. Giuseppe Turrisi, la vittima, aveva 58 anni. Era originario
di Agrigento e ospite del dormitorio di viale Ortles ma si ritrovava
abitualmente nello scalo ferroviario milanese.

I filmati delle telecamere alla stazione e l’autopsia disposta dalla
Procura avrebbero accertato una vicenda diversa da quella messa a
rapporto dai poliziotti. L’autopsia ha rivelato in realta’ che il
pensionato-clochard era deceduto per le botte, in particolare una
costola fratturata che gli aveva perforato la milza, e i filmati delle
telecamere della stazione hanno rivelato particolari diversi da quelli
raccontati.

Gli agenti, ora in carcere a Opera, avevano riferito di essere
intervenuti attorno alle 20 del 6 settembre scorso per una discussione
animata tra alcune persone davanti a una delle entrate laterali della
Stazione Centrale, e di aver trovato Turrisi, con qualche precedente, a
terra in preda ai fumi dell’alcool. Secondo la versione dei poliziotti,
l’uomo, che si lamentava dicendo di stare male anche per problemi di
cuore, e’ stato portato nei loro uffici dove avrebbe dato in
escandescenze e li avrebbe minacciati con un coltellino.

Dopo averlo disarmato, sempre secondo i due agenti della Polfer, e’
stato trasferito in ambulanza in ospedale in condizioni apparentemente
non gravi. Poco dopo, pero’, e’ morto.

semi nel cemento

il comunicato dell’occupazione/liberazione di uno spazio di terra nell’area di Mirafiori, nei pressi di El Paso Occupato

MIRAFIORI
SEMI NEL CEMENTO

Torino, Mirafiori-Lingotto. Alveare di cemento costruito intorno
alla Fiat. Quartiere operaio nato da un vero e proprio esodo, che ha
ammassato uomini e donne a ridosso delle fabbriche in cui, giorno dopo
giorno, naufragava il miraggio di una vita più libera e felice. Tanti
sono morti tra macchinari e catene di montaggio, chi stroncato da
incidenti mortali chi consumato lentamente da cosiddette “malattie
professionali”. Quasi tutti hanno capito l’inganno che stava dietro
alla promessa di un radioso futuro garantito dalla produzione
industriale.
Da circa un decennio, a ridosso della ferrovia, in
corso Caio Plinio, languono alcuni terreni di proprietà di enti
pubblici. Per anni questi pezzi di terra sono stati vissuti dagli
abitanti del quartiere, trasformati in orti urbani e in luoghi di
incontro e socialità, spazi e momenti sottratti al ritmo della
fabbrica. Oggi, solo una piccola parte di questi terreni è ancora
coltivata da abitanti della zona, mentre la gran parte è stata
sgomberata e recintata; si è preferito imporne l’abbandono piuttosto
che permettere a qualcuno di ritagliarsi questo pur minimo spazio di
autonomia.
Oggi più che mai, mentre sempre più persone ogni giorno
perdono il lavoro e faticano ad arrivare a fine mese, ciò rappresenta
un insopportabile affronto, un insulto al buon senso, al pari della
quotidiana distruzione di tonnellate di verdura e frutta o delle
migliaia di case vuote e disabitate per tenere alti i prezzi di mercato.
Noi,
oggi, abbiamo deciso di riappropriarci di ciò che ci è stato sottratto,
a cominciare da queste terre, facendone nuovamente degli orti da
condividere con chiunque, del quartiere o meno, ne abbia desiderio. Di
fronte al dilagare della crisi e della povertà, mentre il governo non
trova di meglio che proporre di consumare di più, abbiamo cominciato a
praticare la strada opposta, auto-organizzandoci senza deleghe,
riappropriandoci di spazi di autonomia e fonti di sostentamento,
contrapponendo momenti di socialità, condivisione e vita, al modello
“casa-lavoro-supermarket” che ha ormai fatto il suo tempo. Mentre
infatti, da un lato, sempre più persone si rendono conto della
inutilità e della nocività del “benessere” con cui hanno barattato la
propria libertà, dall’altro lato la crisi che avanza riserva quei ben
miseri privilegi a una minoranza sempre più ristretta, non riuscendo a
garantire nemmeno più la sopravvivenza a tutti gli altri.
Allora
forse questa bella crisi che travolge ogni certezza può rappresentare
un’opportunità: invece dell’ennesimo motivo per continuare a lamentarsi
e sprofondare tra miseria e rassegnazione, può esser l’occasione di
reagire, iniziando a riprenderci ciò di cui abbiamo bisogno.
A cominciare da un pezzetto di terra abbandonato davanti a casa.
Noi oggi, insieme alla primavera, abbiamo cominciato.


Torino – 22 marzo 2009
Ortolani di ventura a Mirafiori

Questa iniziativa è dedicata a tutti coloro che hanno abbandonato la
propria terra, spesso abbandonando la terra, alla ricerca di una vita
migliore, e invece hanno trovato una città-galera, ma non hanno perso
la dignità.

giocolieri contro la tristezza e per la Libertà

Tra la curiosità dei passanti e l’allegria dei bambini, sabato scorso, abbiamo inserito una nota di gioia e Libertà nella piazza di carpi; un’ondata di palloncini rossi con le A cerchiate ha poi contrastato per un po’ con l’opprimente grigio cemento tipico di Carpi.  Grazie al collettivo di Ricreazione ai giocolieri, e a tutti i presenti per aver contribuito alla costruzione della bella giornata.

La riappropiazione di tempo e spazio continua, l’autogestione è una risata contagiosa!

carpi: il cemento è servito

Qualche giorno fa sui giornali è apparsa la notizia che il comune di Carpi "finalmente" è entrato in possesso dell’area "oltreferrovia" ad est della stazione.  Nelle "nobili" intenzioni del comune c’è la realizzazione di almeno 280 appartamenti, negozi, una piazza, un albergo a 5 piani oltre a 574 parcheggi di pertinenza. la decisione di acquisire l’area è stata votata all’unanimità dalla giunta con le solite motivazioni: creare nuovi alloggi ( che resteranno vuoti come le migliaia già vuoti) e nuove attività commerciali (usate da chi poi con questa crisi?) e ovviamente far ripartire l’economia grazie all’edilizia(ricordiamo che il fratello del sindaco è un capoccia della C.M.B.).. il tutto a quale prezzo per chi Carpi la vive da cittadino e non da imprenditore? oltre a tutti i soldi pubblici che verranno spartiti tra F.S. e gli attuali proprietari dell’area c’è l’incalcolabile danno ambientale. Con un poco d’attenzione, aspettando il treno, si può sentire, sugli alberi che verranno abbattuti per costruire, il tambureggiare del picchio, il canto di corteggiamento del fagiano e di miriadi di piccoli uccelli ancora presenti nell’unica area verde ancora raggiungibile dal centro storico. tutto questo, secondo il comune, dovrà essere distrutto per ingrassare speculatori e mazzettari. il tutto rientra nella logica economica che, Carpi in testa, sta prendendo piede in tutta la regione e cioè quella di sfruttare la maggiore risorsa del nostro territorio e cioè IL TERRITORIO stesso!!!!

il tutto ovviamente andrà in mano a speculatori privati che godranno di terreni comunali svenduti con la scusa di abbassare i prezzi delle case (housing sociale) e, come sempre, rispondere alla crisi economica gravando sulle spalle dell’ambiente che sarà saccheggiato nonostante unico bene insostituibile che la collettività "possiede" .               

che cos’è l’housing sociale

A fronte di un’impennata dell’emergenza abitativa su tutto il
territorio nazionale che vede una
frenata della compravendita per l’impossibilità ad accendere un mutuo,
accompagnata da un aumento dei prezzi del 51% e da un difficile accesso
al mercato dell’affitto si fa strada l’housing sociale. Sotto questa
definizione rientra una nuova categoria di immobili ovvero “residenza
di interesse generale destinata alla locazione”.

 
Più nello specifico “alloggi realizzati o recuperati da operatori
pubblici e privati, con il ricorso a contributi o agevolazioni
pubbliche-quali esenzioni fiscali, assegnazione di aree od immobili,
fondi di garanzia, agevolazioni di tipo urbanistico”. In pratica si
ipotizza la creazione di fondi immobiliari a partecipazione pubblica e
privata dove ogni soggetto mette in campo gli strumenti che ha a
disposizione: i primi le aree e le agevolazioni, i secondi il vile
denaro Del costruito verrà poi assegnata una certa percentuale con un
affitto abbattuto circa del 30% sul prezzo di mercato, una sorta di
concordato obbligatorio. Nessun legame quindi con il reddito, ma solo
con le oscillazioni di mercato. Il costruttore quindi investe, e grazie
agli sgravi e alla partecipazione del rischio,  si presuppone potrà
avere dall’operazione un guadagno del 6/8%, rispetto al 30/40% che
ottiene nelle altre operazioni. La rinuncia al restante 25/35% dovrà
scaturire dall’adesione sul piano etico e come viene descritto in una
relazione sull’housing sociale dall’ANCI (associazione nazionale comuni
italiani) “un interlocutore fa dell’intervento sociale la sua
filosofia”. L’oggettiva condizione di difficoltà in ambito abitativo
porta i costruttori a produrre proposte che non guardano solo alla
vendita e a ricorrere ad una “gestione convenzionata” degli immobili da
costruire. Tutto questo progetto fa già intravedere i rischi connessi: la possibilità di speculazioni e la loro ricaduta sui
soggetti che dovrebbero beneficiare dell’operazione, la svendita di
patrimonio pubblico, la sete di guadagni e le leggi del mercato
sicuramente più forti del senso etico.

La volontà di intraprendere questa strada è già stata esplicitata
nell’articolo 21 collegato alla finanziaria 2008, che materialmente
dirotta i già esigui fondi destinati alle case popolari verso il nuovo
housing sociale. Perché sempre più soggetti non siano esclusi dal
diritto all’abitare è necessaria un’inversione di tendenza sia a
livello nazionale che locale.
E’ un’altra la strada che dobbiamo intraprendere, una strada meno
orientata a nuove cementificazioni e con dentro una sfida ai potentati
immobiliari. Dobbiamo ripensare la città da un punto di vista pubblico
sottraendola all’abbraccio del mattone privato. Non è la rendita che
deve disegnare la città, ma chi la vive ogni giorno.

La loro rendita è la nostra precarietà
 

..è più bella?