I CAMPI DEI TERREMOTATI DELL’AQUILA UN PEZZO DI GUERRA DIETRO L’ANGOLO

Volantino distribuito oggi pomeriggio, durante il presidio solidale organizzato alla Spezia


Dopo l’approvazione del pacchetto sicurezza, che prevede la definizione del  reato
di clandestinità, la restrizione dei mezzi di contestazione, salvo
incorrere in multe esose o nel carcere, l’utilizzo di ronde, che
avvalorano il clima da far west che contraddistingue da tempo questa
cara società, dopo che il razzismo ed il qualunquismo sono diventate in
modo ufficiale la spinta propulsiva e vitale di tutti e tutte, poco
spazio è lasciato alla fantasia per il nostro prossimo futuro….tutto
sembra essere giù stato scritto e stabilito, con il plauso corale.

In
realtà quello che ci troveremo a vivere altro non sarà se non la giusta
conseguenza di una serie di provvedimenti, leggi e comportamenti che da
anni contraddistinguono la politica e la società di questo paese come
di molti altri. 

Il
binomio guerra interna guerra esterna è ormai diventato visibile e ciò
che s sta consumando appare evidente ai più e non solo ad una minoranza
di persone che hanno continuato a lottare e opporsi.

 

Mentre
l’inferno della guerra, della devastazione, dei campi profughi sembra
così lontano dalle nostre città, dal nostro tran-tran quotidiano
altrove e non così distante si bombarda anche in nome nostro, ma la
cosa non sembra turbarci.

Ma
non si può pensare che uno Stato in guerra (come il governo italiano,
il quale ha le proprie truppe in ventuno Paesi del mondo) non inauguri
prima o poi dei metodi militari contro la popolazione anche all’interno
dei propri confini. Non si può pensare che corsa agli armamenti, nuovi
basi militari, missioni con l’esercito in mezzo mondo non abbiano
ricadute su di noi.  E cos’ l’esempio della gestione
dell’emergenza terremoto abruzzese rivela nero su bianco quello che lo
Stato si prepara a fare e quello che è in grado di fare, senza colpo
ferire.

La
Protezione Civile ha letteralmente militarizzato la vita sociale per
impedire ogni forma di autorganizzazione dal basso, per mantenere
passivi gli individui in vista di una ricostruzione che appare sempre
più lontana e che, soprattutto, deve compiersi senza di loro. La
questione de L’Aquila è davvero emblematica di come la condizione di
sfollati di guerra possa varcare le frontiere della democrazia e di
come le “emergenze” siano un’ottima occasione per assuefare la
popolazione alla presenza dell’esercito. I terremotati sono
infantilizzati e resi passivi per impedire ogni forma di
autorganizzazione.

 

A tutto questo si aggiunge la beffa del G8 che non per caso ha visto cambiare la sua sede dalla Maddalena all’Aquila…

Il populismo che si sta sprecando in ogni telegiornale, giornale e in ogni discorso tenuto in quella sede  suscita
l’orticaria per quanto è vicino, senza nemmeno preoccuparsi di celarsi
dietro ad una parvenza di dignità, per quanto è simile, si diceva, al
populismo del fascismo, ha il gusto di quelle vacche grasse che per
compiace il duce, far fare bella figura ai suoi gregari, e per far
apparire una finta solidità, venivano trasportate da un paese ad un
altro durante le sue visite ufficiali e . in cui il duce passava per verificare la solidità del suo impero. Forse
l’unica differenza è che oggi stampa e media, in generale, servi del
regime democratico, assolvono al compito di far vedere quelle vacche
grasse anche a noi .

 

E
mentre continuano gli omicidi sul lavoro, aumenta a 6 mesi la
reclusione di persone che hanno commesso il reato di essere immigrate,  si inaspriscono tutte le pene relative alle contestazioni e le condizioni di carcerazione, diminuiscono gli spazi di libertà,  lo
Stato mostra il suo volto di censuro e repressore: due sono le
inchieste preventive, nel senso che non fanno riferimento a nessun atto
o azione concreta, fatte partire in queste ultime settimane  e che hanno portato ben 8 compagni in carcere e  un’altra
cinquantina indagati per associazione sovversiva, 21 sono gli studenti
arrestati per una manifestazione avvenuta ad Aprile,  e
decine sono le persone arrestate durante o prima di manifestazioni
contro il vertice dell’Aquila mentre in Abruzzo il diritto di protesta
è stato ufficialmente abolito….

Tuttavia continue rivolte nei CIE, nelle carceri e per strada indicano che la misura è colma.

 

Forse è arrivato il momento in cui la rabbia sta prendendo forma in rivolta e lotta?

Libertà per tutti e tutte le prigionieri rivoluzionarie

Solidarietà a chi si ribella e lotta

 

Rete contro la precarietà, CSOA RDA May Day, Circolo Anarchico Binazzi