Trento – Guerra alla guerra-anarchici sui binari con cordini d’acciaio

TRENTO – La protesta contro la costruzione delle nuove caserme a
Mattarello passa anche attraverso i binari del treno. Non sono bastati
agli anarchici gli incontri di ieri, i cortei, gli striscioni
nell’ambito dell’iniziativa del campeggio antimilitarista al parco di
Gocciadoro. Ieri pomeriggio in due distinte occasioni gruppi di
anarchici hanno costretto i treni a soste forzate alle stazioni di
Lavis e Mori a causa di cordini d’acciaio posti sui binari.
A Lavis
i vigili del fuoco del posto sono intervenuti verso le 16.20 per
sganciare un cordino del diametro di un centimetro agganciato fra un
pilone (all’altezza di circa due metri) ed il binario. Il cordino era
lungo circa sette metri e correva trasversale lungo la ferrovia.
Secondo alcuni testimoni, un gruppo di anarchici avrebbe saltato la
recinzione della stazione e poco prima dell’arrivo del treno della
linea del Brennero avrebbe agganciato il cavo e esposto alcuni
striscioni. All’arrivo della polizia ferroviaria e della Digos i
partecipanti alla protesta – con il volto coperto da mascherine bianche
– avrebbero fatto perdere le proprie tracce.
Un’ora dopo un
episodio fotocopia è accaduto a Mori stazione: è rimasto bloccato per
oltre venti minuti il treno diretto a Verona che stava transitando
verso le 17.30. Il convoglio di passeggeri ha dovuto arrestare la sua
corsa davanti ad uno striscione. Era stato appeso con un cordino di
acciaio utilizzando due pali che si trovavano ai lati della via
ferrata. «Stop alla guerra», recitava lo slogan che gli agenti di
polizia intervenuti per rimuoverlo hanno subito collegato alle
manifestazioni organizzate nei dintorni del capoluogo per protestare
contro la costruzione delle caserme a Mattarello.
Il gruppo che
ieri ha fatto «incursione» allo scalo di Mori stazione dovrebbe essere
lo stesso che in mattinata si aggirava a Rovereto con plichi di
volantini contro le banche «che finanziano il commercio di armi». I
partecipanti hanno rallentato un po’ il traffico per consegnare i
volantini e si sono fermati davanti agli istituti «incriminati» (Banca
Intesa, Bnl e Unicredit) con un rudimentale cartone che spiegava le
ragioni del loro gesto. La protesta però è stata pacifica, senza
scontri con le forze dell’ordine che controllavano i loro movimenti.